Isole di Plastica: cosa sono?
Le Isole di Plastica sono un enorme accumulo di rifiuti galleggiante nell’oceano, composto principalmente da materiale plastico e da altre tipologie di rifiuti.
Spesso parliamo dell’impatto ambientale delle materie plastiche, a causa della difficoltà di gestione del rifiuto e relativo smaltimento. La plastica per sua natura non è biodegradabile, ha una forte persistenza ambientale ed è di difficile eliminazione.
Quando si parla di plastiche solitamente vengono in mente le tonnellate di bottiglie di bibite o acqua, dei contenitori usa e getta o di involucri e buste. Tutto ciò ha un volume di produzione impressionante se si considera che tutto il mondo produce plastica continuamente, e in grande varietà.
Infatti ogni tipologia di plastica, o per meglio dire plastiche, ha particolari caratteristiche, un utilizzo specifico e un impiego ben più vasto del solo campo alimentare. Si pensi soltanto che alcune degli oggetti più comuni che prima venivano realizzati in altri materiali quali il legno, il metallo o il tessuto, adesso vengono prodotti in plastica o con derivati della plastica.
Perchè la plastica è così utilizzata?
Per un motivo molto semplice: è economica, leggera, resistente e duratura. Tutte caratteristiche ottime se si guarda all’uso da parte dei consumatori. Proprio per le sue capacità di resistenza, ci verrebbe da considerarla un materiale da confinare ad un uso di lunga durata ma vista l’economicità del prodotto e la sua flessibilità, viene più comunemente utilizzata in oggetti di uso frequente, anche detti “usa e getta”. Questo comporta una produzione di rifiuto talmente impattante che diventa complesso il suo riutilizzo.
Oltre a questo le politiche ambientali sono diventate più perentorie nella sensibilizzazione al riciclo, solo negli ultimi anni. Prima la sensibilizzazione verso il riciclo della plastica era pressoché nulla e questo ha portato alla creazione di veri e propri ammassi di spazzatura plastica nei nostri mari.
Quindi il problema di questo materiale non è soltanto la quantità o l’uso errato, è anche e soprattutto, l’errata pratica della differenziazione. Molta di essa rimane stoccata nelle discariche per periodi di tempo lunghissimi, oppure si disperde nell’ambiente finendo nei canali, nei fiumi e nei mari.
Le isole di plastica dove si trovano?
Utilizziamo il plurale perché ormai, non c’è più solo la famosa Pacific Trash Vortex, ma si sono sviluppate in tutto il Globo, da est a ovest. Vediamo insieme la mappa delle isole di plastica.
(Fonte Wikipedia)
L’isola di Plastica nel Pacifico (Great Pacific Garbage Patch)
Anche detta Pacific Trash Vortex, è il più famoso e grande accumulo di rifiuti galleggiante del mondo. E’ composta soprattutto da plastica, metalli, residui organici in degradazione e parti di multimateriale.
E’ situata nell’Oceano Pacifico, e si sposta secondo la corrente oceanica subtropicale del Nord Pacifico. Ha dimensioni sconcertanti: è stimata da un minimo di 700.000 km² fino a più di 10 mln di km². Una penisola iberica di plastica in mezzo all’Oceano Pacifico.
L’isola di plastica del Sud Pacifico (South Pacific Garbace Patch)
Scoperta dallo stesso team di ricerca che scoprì, nel 1977, la Pacific Trash Vortex, l’isola di plastica si trova al largo del Cile e del Perù. Si stima sia grande 8 volte l’Italia per una superficie complessiva che si aggira intorno a 2,6 mln di km². Contiene più che altro materiale plastico in microframmenti, derivanti probabilmente dall’erosione di plastiche di dimensioni maggiori, da parte degli agenti atmosferici.
L’isola di plastica dell’Atlantico del Nord (North atlantic garbage patch)
La scoperta di quest’isola risale al 1972. Si trova nel Nord dell’Oceano Atlantico, è la seconda più grande per estensione e si sposta grazie alla corrente oceanica omonima. Quello che la rende famosa, oltre alle dimensioni, è la densità: si stima che abbia al suo interno 200mila detriti per km²
Isola di plastica Atlantico del Sud (South Atlantic garbage patch)
Viene dichiarata come la “più piccola” delle Isole di plastica. Si estende per un milione di km² e viene mossa continuamente dalla corrente sud atlantica. Solitamente si vede galleggiare tra l’America del Sud e l’Africa meridionale, ma non abbiamo una documentazione nutrita in quanto si vede raramente e viene intercettata poco spesso dalle rotte commerciali.
Isola di plastica dell’Oceano Indiano
2 km² e una densità di 10mila detriti a km², questa è la dimensione dell’isola di plastica presente nell’Oceano Indiano. E’ stata scoperta nel 2010 anche se si era già ipotizzata l’esistenza negli anni 80/90.
Isola di plastica nel Mar Artico
Siamo nel mare di Berents, vicinissimi al circolo polare artico. Qui si radunano le materie plastiche scartate dall’Europa e una parte di quelle del Nord America. Si sono accumulate nella coste della Norvegia e ne abbiamo una documentazione certa dal 2013 quando una spedizione ne ha rilevato le dimensioni, più piccole delle sorelle Oceaniche.
Quali sono i rischi delle Isole di Plastica?
Le cause principali della formazione delle isole di plastica sono da ricercarsi nelle grandi industrie che in maniera irresponsabile scaricano rifiuti in mare. A queste si aggiungono anche le navi da pesca, i rifiuti lasciati sulle spiagge, le piattaforme petrolifere etc.
Oltre all’effettiva presenza di materiale non biocompatibile in grosse moli, che rilascia comunque sostanze chimiche inquinanti nell’acqua, come il bisfenolo A (BPA) e polistirolo, si assiste anche a effetti disarmanti sulla fauna marina. Fenomeni di soffocamento da microplastiche è stato rilevato nei pesci e in generale negli animali marini come le tartarughe, che spesso rimangono intrappolate o ingeriscono cannucce tappi o lenze che ne provocano la morte.
Effetti di questo tipo però non sono soltanto a carico della fauna marina, anche la fauna terreste ne è colpita, raggiungendo paradossalmente anche la nostra tavola. Sostanze chimiche tossiche vengono ingerite dagli animali da macellazione e riportate sui nostri piatti.
Oltre a questo, è da valutare anche il grosso impatto economico delle spedizioni per la pulizia della plastica nell’oceano: tra i 6 e i 19 miliardi di dollari vengono spesi all’anno per provare a ridurre l’incidenza di plastica nei mari.
Soluzioni per la riduzione delle isole di plastica
La situazione è chiara, l’unica maniera per ridurre questo inquinamento è cercare di ridurre al minimo l’uso della plastica, specialmente negli imballaggi. Il riciclo e riuso diventa fondamentale: confezioni di detersivi, bottiglie e buste possono essere riusate dandogli una seconda vita. Cambiare le nostre abitudini di acquisto è di un’importanza unica. Cercare di comprare “alla spina”, utilizzare buste di tela per la spesa, acquistare sistemi di filtrazione dell’acqua per eliminare le bottiglie, promuovere progetti di pulizia dell’ambiente, compresi mari, fiumi e laghi.
C’è tanto da fare, è necessario essere in prima linea per il cambiamento, in fondo, alcuni studi condotti dall’University College di Londra, asseriscono che ci vogliono soltanto 65 giorni per consolidare un’abitudine. Quindi in poco più di 2 mesi possiamo cambiare in percentuale le sorti del pianeta.